Parole di Maria Felicia Liberti, bibliotecaria e scrittrice
La felicità come stato di stupore, di meraviglia, di inaspettata gioia, la rammento negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza, dove essa era sempre coniugata al sacrificio e al sapore di una piccola rinuncia. L’attesa era pervasa dal frullo d’ali di una gioconda immaginazione che esultava ancor prima che il boccio di un dono semplice, genuino, schiudesse nelle mie mani.
Con l'avvento del benessere economico, la moda del consumismo ha edulcorato di apparenze e di velocità una nuova fioritura di guizzi di felicità, salvo poi lasciare il rimpianto per quel che concerne l'attesa di un desiderio che si avveri in coloro cheavevano sperimentato che quella attesa conteneva la vera essenza della felicità.
Le nuove generazioni rimangono sorde al richiamo della rinuncia, perpetuato da quelli che essi considerano "sorpassati". Eppure, personalmente, non riesco a vedere lo scintillio negli occhi dei ragazzi di oggi perché le immagini della storia che passano sullo schermo dell'esistenza sono posizionate sulla modalità "fast", non lasciando il tempo di gustarne il sapore. Siamo intrappolati dalla velocità delle lancette interiori mentre, tutt’intorno, la natura ci ricorda che il ciclo delle stagioni per fiorire o appassire, andare in letargo e rinascere non è mutato.
Una felicità ecosostenibile, dunque, ci viene in soccorsoriposizionando il nostro tempo sulla modalità “green”, ovvero, ritornando a camminare di nuovo al passo con noi stessi, rimodulando persino la fretta dei regali da mettere sotto l'albero,affinché si possa fare tesoro dell'etica del dono. Quel dono che non è mai permeato di materia ma di gioia nel dare! Ecco, questo sì che ci nutre l’animo di bellezza e di luce! Educare noi stessi alla felicità significa, infatti, coltivare l’empatia.
Lo Spirito che pervade l'attesa del Natale ci prende per mano e ci accompagna nei luoghi di una fiaba dove la felicità costa davvero poco. È un mucchio di noci, il profumo di una scorza di mandarino, l'essenza del muschio, il racconto fatato di un ginepro o di un pettirosso saltellante sulla soffice neve. O, semplicemente, osservare il viso degli anziani: essi sono pieni di racconti. Quante volte siamo sommersi di impegni e non abbiamo il tempo per ascoltare la ruga di un anziano cosa di prezioso ha da raccontarci?
In questo Tempo dell’Avvento allora potremmo recuperare il dono dell’ascolto. Ma anche il dono della lentezza: sederci insieme ad un libro. I racconti del Natale, soprattutto quelli che hanno il sapore del candore e della meraviglia, sono le più dolci carezze per il nostro animo. È in quel luogo così genuino che nascono i doni verso la natura, verso un albero, verso un poverello o un cuore rude, accartocciato nella solitudine.
Dovremmo sentire la poesia del Natale ogni giorno, come ci raccomanda Dickens, così da sorprendere con il calore di un abbraccio anche coloro che non credono. Gettare lo sguardo sui solchi selvatici del mondo e lasciar cadere un semino di speranza.
Forse, una felicità ecosostenibile può sembrare "povera", ma può innaffiare l'animo, anche il più arido, per nuovi germogli di Pacenel mondo.
Buon Natale a Tutti!
Maria Felicia Liberti
Agenda 2030: #anotherGREENstories