Felici da morire: Daniele ed Eleonora, 79 coltellate d’invidia

Felici da morire: Daniele ed Eleonora, 79 coltellate d’invidia

Parole di Emanuela Longo, giornalista e content creator su EMA CRIME

Morire per troppa felicità. Chissà cosa è balenato nella testa di Antonio De Marco, il 23enne salentino che il 21 settembre del 2020 ha ucciso con 79 coltellate Daniele De Santis e la sua fidanzata Eleonora Manta. Uccisi "perché erano troppo felici", ha ammesso lo stesso killer reo confesso dopo il suo arresto.

Il duplice omicidio di Lecce si è consumato nello stesso giorno scelto dalla coppia per andare a vivere insieme. La casa che sarebbe dovuta essere il nido della loro felicità, divenuta in seguito teatro dell'orrendo massacro, nei mesi precedenti aveva alimentato l'invidia di De Marco poi trasformatasi in una rabbia indomabile.

Un gesto feroce che spaventa soprattutto per il movente che lo avrebbe spinto, ovvero la troppa, 'disturbante' felicità di Daniele ed Eleonora.

La criminologa Roberta Bruzzone, consulente del padre di Eleonora, ha definito De Marco un "narcisista maligno e distruttivo", la cui personalità sarebbe tale da non percepire la gravità del gesto commesso. "Lui riteneva di avere il diritto di fare ciò che ha fatto", ha commentato l'esperta.

Gli stessi periti della Corte d'Assise di Lecce avevano diagnosticato a De Marco un "disturbo narcisistico della personalità sottotipo Covert". Si tratterebbe della forma più subdola di narcisismo, dietro la quale chi ne è affetto è anche celato dietro la maschera del "bravo ragazzo" ma particolarmente sensibile al rifiuto altrui. Questo porterebbe al crollo dell'autostima e alla nascita di una rabbia narcisistica destinata a sfociare nella "voglia di uccidere per raddrizzare un torto".

De Marco, dunque, per essere felice per un solo istante ha sentito l’indomabile bisogno di uccidere. Ed ha pagato con l'ergastolo l'illusione di una ‘felicità’ fugace e malata, beffarda e illusoria, ben differente da quella che animava Eleonora e Daniele.

La coppia di fidanzati, massacrati con diverse decine di coltellate - 41 fendenti lei, 38 lui - cariche di odio e invidia, rappresentavano invece la testimonianza vivente del fallimento del killer. La loro felicità di coppia ha attivato in De Marco il bisogno di vendicarsi ad ogni costo.

Ma dunque, cos’è davvero la felicità? Forse Antonio De Marco ha avuto il tempo necessario per elaborare - e sì, magari mutare - il suo personale concetto, dopo aver tentato di afferrarla in un vortice di disperata violenza. Il giovane ha rinunciato alla Cassazione, quindi all'ultimo grado di giudizio, così che la condanna all'ergastolo inflitta durante l'Appello è diventata a tutti gli effetti definitiva. Così facendo ha rinunciato all’ultimo appiglio, decretando definitivamente la sua infelicità in quell’inevitabile ‘fine pena mai’ motivato dalla ferocia del suo gesto.

La vera felicità, invece, avevano iniziato appena ad assaporarla Daniele ed Eleonora, in quel primo giorno di vita insieme che avrebbe dovuto rappresentare il coronamento del loro amore ed il principio di una vita di progetti, interrotta prematuramente dall’incapacità di poter godere del sentimento di gioia altrui.

 

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