I tratti distintivi dei romanzi distopici

I tratti distintivi dei romanzi distopici

I romanzi distopici fanno parte di un genere di narrativa ambientato in società immaginarie o del prossimo futuro in cui la vita e le strutture sociali sono in declino disastroso. Gli autori impegnati nella narrativa distopica usano tipicamente l'ambientazione per esaminare i sistemi sociali e politici per contemplare cosa accadrebbe se questi sistemi fossero amplificati fino alle estreme conseguenza. Il risultato è spesso una società in rovina, con oppressione dilagante, violenza, povertà e guerra.

Per capire a fondo questo genere letterario diviene importante conoscere l'etimologia della parola distopia. Essa descrive queste impostazioni in modo succinto ma perfetto. La parola deriva dal Greco antico e combina “dis”, che significa “cattivo” con “topos”, che significa “luogo”. Distopia significa letteralmente “posto cattivo” nel senso ampio dell’idea. Il posto in questione non è luogo ristretto come l’ufficio di una azienda o un ambiente domestico della vita privata. È inteso come società, o gruppi di esse, in un continente o sull’intero pianeta. 

Le caratteristiche della narrativa distopica

Molti libri distopici condividono caratteristiche simili.  Sono tratti distintivi presenti molto frequentemente tutti o solo in parte. Tutti, o parte di questi, si ritrovano in ogni romanzo distopico, anche in opere realizzate da autori diversi in anni e contesti ben lontano tra loro. 

Tra i tratti distopici tipici spesso si ritrovano:

  • Divari economici - i cittadini devono sopportare con una povertà diffusa e fiaccante imposta da una classe dirigente e dominante egoista e irraggiungibile che relega tutti gli altri a una vita di scarsità e difficoltà;
  • Disastri ecologici - una natura compromessa che acuisce le difficoltà delle classi dominate. Queste devastazioni possono assumere la forma di eventi meteorologici importanti, come terremoti o inondazioni, il cambiamento climatico con i suoi effetti disastrosi, le conseguenze dell'inquinamento, della sovrappopolazione o del disprezzo per il pianeta e le sue risorse limitate;
  • Influenza del governo – il comando potrebbe non sovrintendere alla legge, all'ordine e alla civiltà, oppure assumere il ruolo di prepotenza gestendo uno stato di polizia in cui si controlla in maniera maniacale la vita di tutti i cittadini;
  • perdita della libertà o dell'identità individuale - la società distopica deruba i suoi cittadini dei diritti fondamentali e/o dell'individualismo. I cittadini sono ridotti a greggi di schiavi e consumatori che devono seguire ciecamente, senza lamentarsi, i dettami di un sistema tirannico e ingiusto;
  • propaganda - le società distopiche descritte nei romanzi si reggono su una tambureggiante propaganda che invade ogni canale comunicativo. Il tutto per tenere la cittadinanza su una sola linea di pensiero, manipolabile in base agli eventi. Tale propaganda potrebbe presentare un'immagine ingannevole, per assurdo quasi utopica, della vita al fine di controllare la popolazione, oppure potrebbe incitare alla paura e al terrore e, quindi, generare una scusa per impegnarsi in ulteriore dominio e sottomissione.
  • Sopravvivenza - i protagonisti di un romanzo distopico lottano per la propria sopravvivenza per uscire dalle condizioni oppressive in cui hanno capito di trovarsi. Devono ricorrere a misure estreme per proteggere sé stessi e coloro che li circondano, il che di solito significa ribellarsi ai poteri forti.
  • sorveglianza con la tecnologia - i progressi tecnologici tendono a svolgere un ruolo chiave nel controllo o nel tracciamento dei cittadini di una distopia. Piuttosto che risolvere i problemi, la tecnologia li crea danneggiando le relazioni, rafforzando le gerarchie e le strutture di potere e riducendo la qualità della vita.

La distopia e l’utopia 

Distopie e utopie gli estremi iperbolici delle società immaginarie. Le utopie sono l'opposto delle distopie perché sono mondi idealizzati che i lettori trovano piacevoli e attraenti. Sono visioni di società apparentemente perfette, qui di solito non esistono guerre, discriminazioni, disastri. La società utopica è un ambiente è spesso descritto come edulcorato, asettico e fin troppo perfetto. Tratti che esaltano la natura sintetica della società stessa in tutta la sua apparenza. Tuttavia, anche nei racconti e romanzi utopici, il conflitto esiste ancora ma in genere nasce da debolezze e incomprensioni umane piuttosto che dall'ambientazione stessa.

Mentre sia le distopie che le utopie possono contenere elementi satirici come un modo per criticare in modo umoristico qualcuno o qualcosa, la satira è molto più comune in un ambiente utopico, poiché il mondo perfetto per le immagini è, per natura, più favorevole alla leggerezza e all'umorismo rispetto alla desolazione apocalittica dipinta da una distopia.

La funzione delle distopie

Questo genere di letteratura esamina le debolezze dei sistemi sociali e politici e la complessità della natura umana. Ingrandire questi argomenti all'interno di un contesto distopico consente all'autore di illustrare cosa potrebbe accadere se il potere fosse incontrollato e/o se le strutture esistenti di governo e ordine sociale smettessero di funzionare per il bene superiore. Le distopie espongono i difetti intrinseci nei sistemi, nelle società e nelle persone.

Gli autori di letteratura distopica possono utilizzare queste impostazioni per mettere in guardia i lettori (e la società in generale) sui potenziali risultati degli attuali metodi di governo o stili di vita. Possono inserire le proprie convinzioni nella storia come commento alle possibili conseguenze di un aspetto presente della vita moderna o del comportamento umano.

Libri distopici da leggere

Il genere della narrativa distopica ha prodotto letture molto interessanti che sono diventate già dei classici della letteratura recente e contemporanea. 

Tra i primi libri distopici da leggere che vengono in mente a molte persone sono i ben noti “La fattoria degli animali” e “1984” e di George Orwell. Molti pensano che sia stato proprio Orwell uno dei precursori moderni di questo genere letterario, le due opere citate infatti sono andate in stampa per la prima volta rispettivamente nel 1945 e nel 1949. 

Tuttavia una delle pietre angolari del genere distopico uscì diversi anni prima. Nel 1932 fu pubblicato “Un modo nuovo” di Aldous Huxley che descrive una società distopica composta di individui di diverso grado di intelligenza collocati su nove livelli diversi. La società descritta da Huxley è talmente e ironicamente utopica da sfociare nel distopico. Sono assenti guerre, carestie o altri disastri ma non esistono rapporti familiari, espressioni artistiche o individualismo. La propaganda assurge a livello di condizionamento che parte da quando ogni individuo nasce. 

È firmato da Ray Bradbury ed è uscito del 1953 un altro libro distopico molto interessante: “Fahrenheit 451”. Il libro prende il titolo dalla presunta temperatura di autoaccensione della carta, (451 gradi fahrenheit) e viene abilmente ambientato in una società futuristica in cui i libri sono banditi e i vigili del fuoco sono addetti a bruciare qualsiasi testo trovato e punirne i possessori. Il protagonista è proprio uno dei pompieri a servizio della società che vive il conflitto tra la propria lealtà sociale e il suo desiderio di indipendenza. 

Il significato sempre attuale dei romanzi distopici

La narrativa distopica offre quell'allettante “e se” che accende l'immaginazione dei lettori. Rende il pubblico consapevole dei potenziali pericoli di un governo totalitario, anche se presentato in scenari alquanto fantastici. Instilla il dubbio, descrive uno scenario brutale, verosimile improbabile ma tecnicamente possibile.



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1 commento

Molto Interesante e descritto in maniera perfetta.

Lilia Bicec

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