STOP WAR - STOP GENOCIDE NOW

STOP WAR - STOP GENOCIDE NOW

Rubrica: pensieri senza frontiera
CHIARA GESTRO
Scrivo da sempre per assecondare quello che, in alcuni casi, tende ad assumere le sembianze di un vero e proprio 'sfogo necessario'.
Emozioni intense mi rimbombano dentro.
Le sento come onde tumultuose che non riesco sempre a governare.
Per liberarmene almeno in parte, cerco, arditamente, di tramutarle in parole... quasi mai all'altezza, quasi mai degne.
Ma ci provo.
Sensazioni forti mi pervadono mente e cuore.
Mi scorrono dentro.
Mi frullano in testa, confuse, quasi rumorose.
E nel tentativo di trovare loro la più giusta collocazione fra i miei pensieri, riesco per un po' ad acquietare il loro fragore.

Sono sicura che siano molte le anime in questo momento esattamente così:
scalfite ed impietosite.
Inadeguate e timorose.
Confuse ed adirate.
Spaccate ed ammaccate.
Incredule ed angosciate.
Ignare, ma consapevoli.
Trasportate per inerzia ad osservare con occhi sbarrati continui orrori e massacri.
L' agonia di credere che non possa essere possibile, plausibile, concepibile altra via.
Se non quella dell'Orrore.
Puro e crudo.

Ti volti a destra, ti giri a sinistra, alzi ed abbassi lo sguardo.
Niente da fare, ne sei circondato.
A cambiare è solo una cosa:
la prospettiva.
Lontana o vicina.
Pura fortuna ritrovarsi in quella migliore.
Quella che ancora concede il diritto a diritti, basilari, di vita.

Non mi arrogo la presunzione di saper sostenere con profondità e conoscenza alcun tipo di tesi.
Non ne sono in grado.
Ce n'è solo una a cui sento di potermi appellare, in piena coscienza.
Ed è quella fondata sul rifiuto, categorico, di arrivare a pensare che un bambino, un qualsiasi bambino, sia sacrificabile.

È il punto di non ritorno, quello.
Per qualsiasi civiltà.
Da quel precipizio non se ne esce più.
Un abisso di orrore che non concede a nessun germoglio di speranza la possibilità di sbocciare.

E senza quel germoglio...
cosa diavolo siamo destinati a diventare?
Una risposta, questa, che dovrebbe terrorrizzarci.
Tutti.
Ogni tanto...sogno.
Di soddisfare la tua fame,
Di placare la tua sete.
Di sfiorarti, accarezzandole, le tue scarne guance
Inumidite da un pianto deflagrante e costante.

Sogno di specchiarmi nei tuoi occhi,
divenuti profondi come oscuri pozzi di un dolore infinito.

Non trovi tregua, ristoro o riparo.
Niente più quiete... ridotta al ricordo di un tempo lontano e forse ormai dimenticato.

Nel mio sogno ti stringo, forte, al petto.
E ti chiamo figlio.
Figlio ignoto, ma adorato.

Ed immagino... un pietoso refolo d'aria percorrere un lungo e difficile viaggio e giungere da te..
Custode di queste poche e sussurrate parole, non degne di Te e del Tuo perdono.

Che tu resista o alle fine ceda agli imperiosi ed ignobili dettami di un destino così crudele, ricorda...
Ora e per sempre, Bambino Innocente, sarai Tu e soltanto Tu il più alto fra i divini Eroi partoriti da questa bella e martoriata Terra.
"Ho paura" sussurrò il bambino.
"Di che cosa?" gli chiese l' uccellino.
"Del rumore. È troppo forte e non mi fa dormire."
"E allora cercati un posto più tranquillo!"
"Non ne trovo qui. Non trovo più niente e nessuno qui.."
"Ohhh aspetta, mi è venuta un'idea!
Vado a chiamare mamma e papà.
Insieme ti porteremo via, in un posto senza rumori!
Ce la faremo.
In fondo, sei così piccino..
Torno presto, aspettami!"

L' uccellino spiccò il volo e, veloce, si addentrò tra le nubi fumose di quel cielo triste.

Il bambino lo seguì con lo sguardo fino a quando non spari'.
In realtà, tenne gli occhi puntati in alto per molto tempo.

Fu un tempo buono quello.
Di speranza.
Il bambino, finalmente, si addormentò.

C.G.

Immagine Light.on.the.sea
ALESSANDRA MONTALI
Vi auguro, potenti signori del mondo, di ritornare , almeno per un giorno, bambini e vedere quello che avete distrutto, quanti respiri avete tagliato, quante vite avete svilito.
Solo lo sguardo bambino potrebbe farvi ritornare umani.
DONATELLA FRANZESE
Penso al gusto che hanno le sensazioni e le cose e che accadono. Una  ingiustizia che sapore avrebbe mi sono chiesta. Un vedersi Abbandonati,straziati, privati. Quando mani inumane, costruiscono mattone dopo mattone muri malvagi di no, cosa accade a chi sta dall'altra parte ? Menti potenti e inclementi,  orecchie di pietra, incuranti del frutto prezioso  di madre, continuano la marcia ma tutto tra noi tace. Di lacrime asciutte avrebbe il gusto l' ingiustizia. Quelle delle madri e dei padri di Gaza.
ANGELA IANNARELLI
Perdonatemi ma io purtroppo non riesco a scrivere nulla.
L’orrore mi paralizza.
Di fronte al Male, a questo Male insensato provo vergogna ribrezzo per il genere a cui appartengo.
Gli esseri umani sono la piaga del mondo. I parassiti infestanti del pianeta. Pericolosi crudeli spietati. Mi sanguina l’anima di fronte a ciò
di cui siamo capaci e di fronte
al pianto di quegli innocenti. Nessuna guerra è giustificabile.
Ma questo sterminio è imperdonabile inaccettabile.
E intanto tutto scorre.
Ognuno di noi dopo il pianto
viene risucchiato e riassorbito
dalle proprie vite.
Lavoro malattie problemi da affrontare e risolvere.
E intanto il sole continua a splendere e la Terra a compiere la sua rotazione nell’assoluto assordante silenzio del cosmo che ci avvolge.
Di quel pianto di quelle lacrime
di quel sangue di quelle vittime all’Universo non importa e ugualmente al mondo non importa. Lo strazio ci sfiora e scivola nell’indifferenza. Abbiamo sempre altro verso cui correre sempre altro da fare dire pensare.
La Morte in fondo ci resta accanto e non abbiamo Tempo da dedicarle. Le stelle continuano a scivolare la Bellezza ci distrae e gli assassini lo sanno.
CLAUDIA FERRETTI
Intorno a Gaza c'è il silenzio. Ma dentro Gaza nulla é silenzioso. Non vedo, ma immagino spari e bombe, case che si spezzano, voci che si contorcono.

Allora parliamo, prima che tutto taccia.

E parliamo ancora mentre i vaccini anti poliomielite vengono vietati e una nuova generazione di uomini e donne arrabbiati dalla nascita per aver visto i genitori morire ammazzati viene annientata e resa innocua e silenziosa.
IVANA FERRIOL
C'era una casa e anche una scuola
il mio papà era fuori a riparare la finestra.
la mamma era in cucina, c'era la pentola sul fuoco e teneva in braccio il mio fratellino per allattarlo.
Io disegnavo una casa più grande con un orto come desiderava papà.
Improvvisamente polvere e rumore
non ho visto più nulla.
Non potevo muovermi
tante pietre sul mio corpo e la bocca piena di polvere.
Poi la polvere va via, Sento urla in lontananza.
"mamma, papà, fratellino, dove siete?"
rumore.
silenzio.
Di nuovo urla.
Dicono che un signore cattivo ha lanciato un missile.
Dicono che siamo cattivi. Ma il mio papà stava riparando la finestra e accarezzava mamma. E la mamma ogni sera ci coccolava nel letto. erano buoni.
io a volte la facevo arrabbiare, è vero.
Scusa signore non volevo farlo.
Ma ora mi dici dov'è la mia casa
e dove sono i miei genitori?
stasera la mamma verrà a rimboccarmi le coperte?
E papà se è stanco avrà un letto per dormire.
il mio fratellino non lo sento più piangere, si sarà addormentato. Non riesco piu a muovere le mani. Non vedo più nulla. Quasi quasi dormo anch'io.
scusa ancora signore se sono stato cattivo.
LIBERA MARTIGNETTI
Pare che non basta.
Vedere, leggere. Di un genocidio contemporaneo, vicino. Neanche conoscere il numero di persone, bambini, uomini, donne, animali uccisi, morti uccisi. Per rappresaglia, per studiata rappresaglia. E venitemi a prendere se parlo così!
Pare che basta, invece! Vietare una parola per non rendere vera la verità!
Allora che si alzino tutte le nostre mani, tutte le nostre voci! Urliamo!
Visto che accettiamo un sistema che fa sì che dovremmo essere rappresentati, ognuno di noi dovrebbe esserlo. E adesso che serve, che sta succedendo ancora..ci si astiene, si vietano le parole!
Tocca a noi?! Si, tocca a noi!
Scriviamo
Urliamo
Cantiamo
Prendiamo un cazzo di microfono
Usciamo dalle case e invidiamo le strade!
Ma cosa aspettiamo?
Ci ridicolizzeranno. Certo.
Come si è sempre fatto.
Fate l'amore, non fate la guerra!
Pace e Amore.
E quei ragazzi, milioni, che cantavano canti di pace sono stati chiamati drogati, libertini, smidollati.
Ma loro hanno cambiato il mondo, a loro dobbiamo una rivoluzione moderna.
E sono chiamati terroristi, si fanno leggi per impedirgli di dire la verità, il mondo ha le ore contate.
Poveri stupidi amidollati che non ha no voglia di lavorare!
E chi fa qualcosa per una delle guerre più atrici al momento?
Chi scende a dire cosa?
Chi li sostiene?
Veniamo chiamati razzisti, noi che difendiamo la prossimità dei popoli, noi che i confini non li vorremmo. Veniamo chiamati antisemiti.
La vittima diventa carnefice.
Non sono i primi.
Non è una questione di religione.
Non è una questione di confini.
È una questione di soldi.
È una questione di potere.
Legittimato.
Santificato.
Non serve dire che uno stato non esiste per renderlo invisibile!
Bisognava eliminarli fisicamente.
Ci stanno riuscendo.
Poiché non esistono stati, linee di confine, distanze. In natura siamo tutti uguali nelle nostre diversità.
Qualcuno ha costruito un'arma, ha zittito le donne, ha violentato i bambini e ne ha fatto soldati. Lo ha giustificato con le leggi divine.
Ha messo agnelli sacrificali sull'ara di dio e ha sparso il suo sangue.
Quale dio se ne compiace?
Non riesco a stare in silenzio.
La mia penna scrive da sola, sotto l'influenza mediatica di anime che urlano.
Non le sentite le urla?
Riuscite a dormire?
Riuscite a dormire?


Molti anni fa
Un amico che non c’e più
Mi ha insegnato la prossimità
Un luogo fisico
Uno di vicinanza
Di ascolto
Di attesa
Luogo vigile e attento e pronto e silenzioso
Se non sei stato un amico così
È certo che tu non lo sia
Partiva con altri e altre, sconosciuti
Andava ai confini
Dormiva in Palestina
Mangiava riso e pollo
Pollo e riso
Riso con pollo
Si è accasciata la donna anziana
Malata si è allontanata per morire
Bastava un ospedale
Il bambino gli ha spiegato
Noi non possiamo passare
Non siamo come gli altri
Se possiamo
Moriamo in pace
In Palestina
Una terra come tante
Su un pianeta molto strano
Alberi mare laghi sabbia fiori
Si può andare per il mondo?
Sono nato qui
Il bambino sogna
Vorrei vedere com'è fatto il resto
Molti anni fa
Viaggiatori di prossimità
Portavano bambini
Bui e muti
A vedere le città
A mangiare pane latte
Zucchero e marmellata
Ho visto piangere e voler tornare
Nella sabbia e nella fame
Per il dolore di dover capire
Tutta la distanza
Maledizione di nascita
Maledizione di vita
Oggi sono animali tenuti in un fosso a cui si dà fuoco
Quei bambini nella sabbia
Formiche brune
Involucri sporchi
Nessuno più viaggia per conoscere il dolore
Si guardano soffocare da uno schermo
Distanti
Come si possono aiutare?
Distanti
Abbiamo zucchero
Che non possiamo passare
Abbiamo sale olio patate farina che non possiamo regalare
Se ti serve sono qui
Amico vicino
Chi resta nella sabbia?
È tempo di raccontare le storie, tutte le storie. Fanno rumore, vociano e chiedono voce!
SARA FIUMEFREDDO
«Non voglio aprire gli occhi. Ho troppa paura.
Il mio sguardo attento, curioso, sensibile, adesso si rifiuta di vigilare su ciò che mi circonda.
E se non trovassi più la speranza? Se non trovassi più i sorrisi dei miei amici e le coccole dei miei genitori? E dei miei fratelli, che ne sarà?
Tutte queste domande mi tormentano, mentre dovrei chiedermi cosa voglio per il mio futuro, chi mi piacerebbe essere, dove vorrei crescere per splendere.
Non c'è più tempo per queste domande. Se il futuro è un'incognita per tutti, per me lo è anche il presente.
Vorrei solo aprire gli occhi, ma ho troppa paura. Per cui li terrò chiusi, nella speranza di non vedere l'orrore che mi circonda. Nella speranza di continuare a immaginare un mondo all'altezza dei sogni di tutti i bambini che dovrebbero vivere tra il profumo dei libri e quello dei giochi, non tra le macerie e il rumore assordante delle bombe.
Vorrei aprire gli occhi, magari è solo un incubo da cui posso risvegliarmi».

- Noa, 6 anni
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