Aspirazioni, ambizioni e La Pulce nell’orecchio
Ambire, un verbo particolare che arriva dal latino, sta per “andare attorno”. L’enciclopedia Treccani lo spiega in questa maniera: “Desiderare ardentemente, bramare: a. gli onori, a. la gloria, ambisce d’esser fatto ministro, ambirebbe che lo nominassero capufficio”.
Eppure quando si pronuncia l’aggettivo “ambizioso” lo si fa quasi sempre sottintendendo un suono un po’ sinistro, quasi a rappresentare una persona che non si ferma davanti a nulla per il proprio scopo. Neanche a calpestare gli altri o i propri principi finanche sé stessa.
Diverso il caso del verbo aspirare. Questa espressione è spesso utilizzata per indicare un forte desiderio di ottenere qualcosa ma senza essere disposti a qualsiasi cosa. La parola “aspirante” è quindi priva di quell’aurea negativa rispetto ad ambizioso. Un aspirante può essere determinato e volenteroso e l’espressione si rafforza ma ha ancora un senso di positività. Un ambizioso generalmente è maggiormente associato all’essere una persona senza scrupoli.
Eppure l’uomo è da sempre portato a migliorare sé stesso e l’ambiente che lo circonda. Questa spinta innata ha radici profonde legate a doppio filo con lo spirito di sopravvivenza scritto nel nostro codice genetico. Per questo motivo l’essere umano studia, sperimenta, inventa e migliora.
Tuttavia c’è una sottile linea di demarcazione tra queste due espressioni. Valicarla potrebbe essere dannoso specialmente se la spinta arriva dall’esterno con l’ausilio di tecniche manipolatorie eseguite da altri. Questo lo sanno bene i cosiddetti guru, santoni o altri personaggi che popolano, purtroppo, il modo odierno. I casi che coinvolgono manipolatori e manipolati sono frequenti, più di quanto non si immagini. Alcuni sono eclatanti e finiscono nel peggiore dei modi.
Come la triste storia di Roberta Repetto caduta nelle mani di una psicosetta.
Chi era Roberta Repetto
Bisogna usare il verbo al passato perché l’esito della storia è quello peggiore. Roberta era una brillante donna, laureata e imprenditrice che coltivava anche molti altri interessi. Interessi che la portavano a proiettarsi con il mondo che la circondava. Tra le sue passioni la cucina, la lavorazione della ceramica, le illustrazioni per i libri dei bambini e lo yoga.
Proprio lo yoga, attività antica e nobile, di cui Roberta era anche diventata insegnante, fu uno dei motivi che la fece avvicinare al “Centro Anidra”. Questo avvenne ben 12 anni prima della sua tragica morte, avvenuta nell’ottobre 2020. Il Centro Anidra, che il caso volesse sia a poche decine di chilometri dall’abitazione di Roberta e dei suoi familiari, era una sorta di centro olistico dove si praticavano discipline come yoga e altre attività atte alla crescita personale. Il Centro Anidra organizzava anche incontri aperti al pubblico per far conoscere le proprie iniziative, qui si tenevano incontri, seminari e perfino matrimoni. Il Centro Anidra era anche un agriturismo, frequentato da famiglie e appassionati di questo tipo di soggiorni. All’apparenza era tutto molto bello.
Ogni mostro non si presenta mai in quanto tale ma indossa una maschera molto aderente per non far percepire il suo vero volto. Roberta si avvicina al centro in quanto appassionata e insegnante di yoga, disciplina anche praticata in questo centro tra le colline liguri.
La ragnatela del Centro Anidra
Roberta aspirava a una vita migliore ma è stata costretta a diventare ambiziosa e senza scrupoli pur di raggiungere l’obiettivo che le era stato falsamente presentato. L’illuminazione, questo era l’effimero traguardo promesso a chi frequentava il centro Anidra. Paolo Bendinelli, nei panni del santone dotato di chissà quali poteri, Paolo Oneda, medico presso l’ospedale di Minerbio (BS) e titolare anche di un diploma di agopuntura, e Paola Dora, psicologa e compagna di Oneda, sono coloro che saldamente tenevano i fili del gioco e tessevano pazientemente la ragnatela.
Bendinelli, Oneda e Dora sono abili nel capire i punti deboli delle persone o coloro che, per qualsiasi motivo, attraversano un momento difficile della propria vita. Queste sono situazioni che possono succedere a tutti, come a Roberta, a perfetto dispetto del proprio percorso di studi o professionale. I tre manipolatori sono abili nell’entrare falsamente in sintonia con le persone, usano tecniche manipolatorie efficaci. Sono anche supportati, a loro insaputa, da altri adepti, anch’essi manipolati, per attrare altre persone. Il centro si propone come una sorta di soluzione a tutti mali, un luogo sicuro dove praticare meditazione, yoga e dove scacciare via i problemi che affliggono Roberta e gli altri.
Molti pensano “a me non sarebbe potuto succedere” o frasi del tipo “io non ci sarei cascato”. Mai dire mai e il modus operando di queste psicosette è sempre lo stesso. Non ci si finisce dentro come nell’inciampare in una buca. Ci si finisce dentro passo dopo passo, quando le barriere dettate da una sana diffidenza sono state già abilmente scavalcate dai manipolatori. Queste persone conquistano giorno dopo giorno un po’ più di credibilità: i tre compari del Centro Anidra conoscono e utilizzano tragicamente bene tecniche come il love bombing, la programmazione neuro linguistica o la distorsione della realtà.
La fiducia riposta è totale, la parola di Bendinelli è legge, le opinioni mediche di Oneda indiscutibili e gli aiuti della Dora diventano gradualmente preziosissimi per andare avanti sia dentro che fuori dal centro. Per loro è fatta: Roberta è ora una delle adepte che aspiravano a vita migliore ma che sono diventate ambiziose senza neanche saperlo. Roberta ha frequentato il centro per 12 anni. Avvicinatasi per lo yoga si ritroverà a fare i lavori più disparati come la cuoca e la cameriera e ovviamente senza essere pagata. Al contrario Roberta paga per frequentare i corsi e i seminari del centro, si allontana sempre di più dalla famiglia, giustifica le sue lunghe permanenze al centro in quanto si sentiva bene in quel luogo.
L’indotta ambizione di Roberta la porterà a non farsi troppe domande quando si ritrovò sul tavolo della cucina del Centro Anidra con il medico Paolo Oneda le asporta un neo sanguinante dalla schiena. Lo farà senza le dovute precauzioni, senza indagare su quale fosse il vero problema, senza anestesia, in un luogo inadatto e privo degli strumenti giusti. L’asportazione del neo scatenerà una serie di metastasi che porteranno Roberta alla morte in poco tempo. A nulla è servito l’intervento dei familiari che riescono a portarla in un vero ospedale. Roberta Repetto ha perso la vita il 9 ottobre 2020.
Tutta la storia, compresa la testimonianza della sorella Rita, è ben ricostruita in questo video su YouTube
La Pulce nell’orecchio
Oggi è la sorella Rita che aspira non far cadere la storia nel dimenticatoio. Per la morte di Roberta sono già stati condannati, con rito abbreviato, Bendinelli e Oneda a 3 anni e 4 mesi. L’accusa di omicidio volontario è stata derubricata in quella di omicidio colposo e altre accuse collaterali non si sono trasformate in pene da scontare.
Giustizia è fatta? Questo lo deciderà il tempo con le sue future sentenze incise nella storia. Quello che Rita, e tutti noi, possiamo fare è usare il tempo per cambiare il futuro della storia. Per questo motivo Rita sta fondando “La Pulce nell’Orecchio” una associazione che si propone di aiutare tutti coloro che cadono, o temono di essere caduti, in una situazione analoga a quella di Roberta. Per ora è stata lanciata una campagna fondi per avviare le prime attività de La Pulce nell’Orecchio ma l’obiettivo finale è quello di non abbassare la guardia e far calare il silenzio su queste situazioni.
Roberta era anche una appassionata di illustrazioni per libri. Alcuni dei suoi disegni sono stati donati dalla sorella Rita ad alcune case editrice per poterne fare delle copertine di libri in pubblicazione. Una delle migliori soddisfazioni di chi esegue queste illustrazioni è proprio quella di vederle stampate sui libri. Another Coffee Stories partecipa a questa iniziativa. Rita Repetto ha donato ad Another Coffe Stories ben due delle illustrazioni realizzate da Roberta che saranno poste all'interno di Saturnia di Angela Iannarelli in uscita il 23.02.2023 e di Petricore di Ivana Ferriol in uscita il 24.08.2023.
Tutto questo per diffondere il messaggio, non dimenticare e aiutare Roberta e tutte le persone fragili che aspirano semplicemente a una vita migliore.
Una pulce nel disegno: IN RICORDO DI ROBERTA REPETTO e di tutte le donne vittime di OMICIDIO!